Una volta superato il fatidico esame di abilitazione per i neo selecontrollori, che in un modo abbastanza semplicistico (occorre piazzare 4 colpi di carabina su 5 in un bersaglio con un diametro di 15 cm a 100 metri) ti permette di accedere a quello che è il mondo della caccia a palla e di tute le sue sfumature; avvengono le prime esperienze sul campo che se non abbiamo un minimo di manualità con la carabina ce le ricorderemo soprattutto per la nostra lentezza e goffaggine.
In tutti i corsi che facciamo, nel “settore” armi e balistica, si parla di 3 possibili posizioni di tiro che possiamo adottare: le posizioni dinamiche, quelle statico dinamiche e infine quelle statiche.
Queste ultime, molto più difficili da mettere in pratica sul campo da caccia, sono quelle che dobbiamo utilizzare al poligono per la verifica della nostra arma e la sua taratura.
Consiste in avere la carabina appoggiata in 2 punti stabili, uno sull’astina (attenzione a non appoggiare la canna sul rest/cuscino, le vibrazioni potrebbero cambiare drasticamente il punto di impatto del nostro proiettile)e uno a livello della pala del calcio del fucile. Otteniamo questa posizioni comodi sul “Rest” , cercando di appoggiare sempre la pala del calcio ( capiremo che questo particolare a caccia può aiutarci a rimane re i più fermi possibile)e i gomiti sul bancone di tiro. Avremo ottenuto quindi una posizione ideale per “ stare fermi” sul bersaglio.
La posizione “statica” in una situazioni di caccia è molto difficile da ottenere. Si dovranno prendere accorgimenti per poter riuscire a bloccare sia la parte posteriore che anteriore della carabina. La capacità di trovare un appoggio stabile nel più breve tempo possibile in una cacciata o in un avvicinamento è il fattore che ci permette di concludere con successo la nostra giornata di caccia. Un masso, un rialzo del terreno ( magari coperto da un nostro pile o una giacca) o più semplicemente un bipede già montato sulla carabina possono aiutarci per la parte anteriore. Per la parte posteriore del calcio dovremmo adattarci…se cacciamo in zone poco faticose un utile accorgimento sarebbe quello di prepararsi un sacchetto/cuscinetto riempito con materiale che ci permette di manovrarlo senza far troppo rumore (sabbia, riso, farina.. palline di poliuretano) da mettere all’occorrenza per aiutarci a stare fermi. Se cacciamo in alta montagna, dove la nostra prima preoccupazione è il peso che dobbiamo trasportare, si può tranquillamente usare la nostra giacca , piegata in modo da fare un pò di volume e ottenere lo stesso scopo del sacchetto di cui abbiamo parlato in precedenza.
Le posizioni statico dinamiche sono le posizoni che noi potremmo incontrare maggiormente in una azione di caccia. Differiscono dalle prime ( statiche)poiché avremo un solo appoggio della carabina ( di solito quello anteriore). In ogni situazione venatoria dovremmo ingegnarci a trovare un albero, dei tronchi secchi, una legnaia oppure una piccola altura … la visione di insieme di questi utili appoggi ci può aiutare molto nel stare fermi e concludere con successo la fucilata. Ci sono in commercio bipedi e tripod (treppiedi ) allungabili (da preferire i treppiedi per la loro stabilità data dal terzo punto di appoggio). Io li consiglierei solo per tiri utili al limite dei 100/130 metri. Provare per credere, il reticolo si muoverà in modo poco uniforme sulla sagoma senza garantirci un prelievo pulito.
L’ultima tipologia di posizione è quella dinamica. Tipica della caccia con il fucile ad anima liscia, nella caccia a palla, soprattutto nella caccia di selezione non è mai consigliato sparare a braccio senza l’ausilio di nessun appoggio. E ‘ una posizione di tiro che ci permette di manovrare l’arma con più velocità quando per esempio dobbiamo finire un animale (distanza pochi metri) oppure mentre ci spostiamo per recuperarlo si alza con le ultime forze e cerca di ripararsi nel fitto…. Eviterei di sparare senza appoggi in altre situazioni.
La capacità di saper trovare la posizione più comoda e più utile ( in alcuni casi magari solo l’unica possibile) si affina con l’esperienza del cacciatore, dalle esperienze acquisite ma soprattutto dalla tanta pratica in poligono e sul campo di caccia.
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