CALIBRI PER GLI UNGULATI ITALIANI
Nel panorama venatorio italiano, quando si parla di caccia a palla, ancora meglio di caccia di selezione, facciamo riferimento a diversi selvatici, tra i quali ci sono il capriolo, il camoscio, il daino e il cervo. Aggiungo a questo elenco di ungulati anche la volpe, cacciata in selezione in alcuni Atc e il gallo forcello (per chi ha la fortuna di poterlo cacciare).
Per questi due animali ci occorreranno calibri molto precisi, data l’esiguità del bersaglio, con poco rilevamento e maneggevoli.
Nella disamina dei calibri che possiamo scegliere opterei per due calibri “storici”, il 223 rem e il 22-250.
Il 223 rem è il prototipo della precisione, calibro Nato (di derivazione militare), facilmente reperibile in commercio. Il suo range di peso di palle varia da 40 gr fino ai 77 gr ma il suo optimum è attorno ai 50/55 gr. Caricato con palle dure, oppure con palle varmint spinte ad una modesta velocità, è un’ottima soluzione per non rovinare il trofeo del nostro tanto sudato gallo.
Il 22-250 rem si può definire un piccolo missile. Il range di palle è sempre vario come per il 223 (diametro 5,6), ma la massima resa si ottiene con palle da 52/55 gr. La velocità alla bocca (sempre attorno ai 1000 m/s)sconsiglia l’uso per il gallo (e altri ungulati più grossi), ma diventa indispensabile per la caccia alla volpe. Cali di traiettoria da 100 metri a 200 metri di 2/3 cm ci permettono di piazzare il colpo senza troppi calcoli balistici, che ci rubano tempo prezioso alla mira dell’astuta volpe.
Per il folletto del bosco, il capriolo, entriamo in un mondo a volte anche un po’ paranoico. Ogni cacciatore ha il suo calibro perfetto e nei racconti tra amici vengono sempre pubblicizzati a dovere.
Per restare con i piedi per terra, io proporrei i “fantastici 4”, ovvero il 243 winch, il 240 weath, il 6,5 per 55 e il 270 winch.
Se non fosse nato in terra americana, si potrebbe pensare che l’ideatore del 243 si ispirasse ad un calibro per i caprioli. È preciso, affidabile, di facile reperibilità. La sua traiettoria è abbastanza tesa con palle da 80/85 gr. Oltre (può portare palle di 100/115 gr) perde un po’ del suo fascino ma può essere sempre utile nel caso non dobbiamo impegnarci in tiri eccessivamente lunghi. E’ usato anche in terra africana da qualche estimatore, con palle Barnes, per la caccia alle antilopi, con successi inaspettati. Il 240 weath magnum è stata una piacevole scoperta grazie ad un regalo di un amico cacciatore. Abbina le doti di radenza e potenza del 243 w con pesi di palla più elevati, il top è la 100 gr Hornady Interlock. Sui tiri medio lunghi è veramente da consigliare e provare. Il 6,5 per 55 Swedish Mauser è un grande classico per l’Appennino. Preciso, di facile gestione e ricarica, ha palle con il Coefficiente Balistico più elevato. Ha un range di peso di palle molto vario, dai 120 ai 160 gr, ma in base alla carabina ho visto i migliori risultati con palle da 123 gr (le SST della Hornady) e con le palle da 140 gr (le Sierra Game King o le Pro Hunter). A discapito delle tabelle balistiche, con ricariche un po’ spinte e palle leggere, lo definirei abbastanza teso ovviamente con canne la cui lunghezza permette di bruciare correttamente tutta la massa di polvere.
Un altro evergreen dell’Appennino e delle Alpi è il 270 Winchester. Rinculo accettabile per una dose di potenza ancora non troppo devastante sulla spoglia del capriolo. Ha dalla sua la facilissima reperibilità nelle armerie , di contro il range di pesi palla è molto limitato, dai 130 ai 150 gr. Oggi con l’utilizzo delle palle monolitiche si può provare a utilizzare delle palle di 100/110 gr, che spinte da una buona dose di polvere vivace ci permettono di raggiungere elevate velocità necessarie per il corretto funzionamento della palla monolitica.
Per il signore delle vette, il camoscio, la parola chiave nel calibro che andremo a utilizzare dev’essere potenza e radenza. Non tanto per le distanze di tiro elevate, ma per aiutarci nel tiro con molto angolo di sito. Ovviamente anche i calibri da 6 mm che menzionavo prima vanno bene (molto bene direi il 240 weath), ma per aumentare di poco il diametro della palla si può preferire il 25-06 rem, calibro nato dal restringimento del colletto del 30.06 a 25 centesimi di pollice (.25). Calibro teso, che abbina potenza e precisone. Il range di palle (100- 140 gr) ci permette una buona scelta di munizionamento commerciale e infinite possibilità di ricarica.
Il 270 weath magnum, altro mostro sacro della casa Weatherby, come il suo cugino Winchester soffre della scarsità di palle a disposizione (sempre 130 -150 gr) che ne limitano un poco la diffusione, ma come stopping e killing power siamo in regime di abbondanza.
Se soffrite per il rilevamento dell’arma allo sparo con il 270 weath è utile un buon freno di bocca. Mitigherà il rinculo e potrete piazzare meglio (senza paura) il vostro colpo. Il 7×64, sovrano dei cacciatori italiani è il cugino europeo del 270 winch. Ha dalla sua il maggior numero di palle su cui ci si può affidare, dalle 120 gr alle 160 gr, il che lo fa preferire a molti nel contesto venatorio. Con palle pesanti(nell’ordine dei 150/160 gr) provare assolutamente le velocità e la traiettoria del vostro colpo, mai fidarsi ciecamente delle tabelle balistiche riportate dietro alle scatole del munizionamento commerciale, si possono avere bruttissime sorprese.
Per il cervo si possono considerare molti calibri (compreso il 7 per 64 con palle pesanti e a deformazione controllata), dai 7 mm “spinti”, fra tutti il 7 mm rem magnum, ai vari 300 e agli 8 mm.
Partiamo dall’ultimo diametro, l’8 mm, che viene rappresentato in pieno dall’ 8x 68 S. Di derivazione prettamente venatoria, è stato il calibro più famoso per le cacce di nobili al cervo al bramito e nelle colonie africane per le grosse antilopi. Potenza da vendere (più del 300 winch e del 300 weath), è limitato solo sul range di palle che può supportare, da 170-180 a 200 gr. Lo utilizza con successo un mio caro amico nella caccia al cervo e a grossi daini…lo chiama il “risolutore”.
Per i vari .300 il capolfila è il 300 winchester, seguito a ruota dal 300 weatherby magnum.
Il 300 winchester, calibro preciso e potente, ha come vantaggio l’infinito numero di palle .30 che può supportare, anche in edizione commerciale, che lo possono far adattare a qualsiasi situazione venatoria che dobbiamo affrontare. Molto preciso, viene utilizzato con palla Hornady A-Max per tiri alla lunga distanza, anche nel contesto venatorio.
Per il cinghiale dobbiamo valutare attentamente la nostra tipologia di caccia e l’ambiente in cui cacceremo. Per la caccia di selezione, con tiri lunghi e meditati potrebbe essere utile un 7×64, un 308 winch oppure un 30.06. Il 308 oltre alla proverbiale affidabilità nel tempo ci permette con la sua ampia gamma di munizionamento di poter scegliere la palla giusta in base al tipo di ambiente in cui andremo a cacciare. Per usare un 8 mm al cinghiale si potrebbe pensare ad un bellissimo 8×57 (sia nella versione normale che nella versione jrs) che, usato con palle da 180-200 gr, potrebbe essere una soluzione per tiri nel bosco e non troppo impegnativi per quanto riguarda il fattore distanza.
Per il daino, l’utilizzo di un calibro o un altro lo si deve valutare solo in base al tipo di ambiente in cui andremo ad affrontarlo. In spazi aperti calibri che permettono tiri anche lunghi, palle che “volano” e non hanno problemi con rametti e fili d’erba. Per una caccia sui passaggi, il più delle volte sulle tagliate “sporche”, un calibro più “sfrascante” andrebbe meglio… un 308 con palle pesanti per esempio. Palle di ottima qualità e punto mirato corretto ci permetteranno di coronare i nostri sogni.
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