DAINI!!! Racconti di una stagione di caccia al fantasma Dama dama
Il daino è un animale affascinante da cacciare. Quelli (ne conosco ancora tanti) che dicono e raccontano di un animale domestico, mansueto e poco furbo, di certo non hanno ancora avuto la fortuna di cacciarlo in ambiente libero, soprattutto nelle forre e nei calanchi reggiani o piacentini… che non cambia poi molto.
La stagione si può dire iniziata bene, diciamo che i primi giorni del mese di novembre hanno goduto di un po’ di tregua dal maltempo, e ci siamo subito dati da fare per iniziare al meglio la stagione dei daini.
Quest’anno è stato l’anno delle “prime volte” per alcuni clienti-amici, e l’inizio delle danze è toccato proprio ad uno di loro. Complice una bellissima giornata autunnale, abbiamo avvistato inuna valletta un bel gruppo femminile, e, guarda caso, anche un paio di fusoni attorno a questo grande harem.
La scelta dell’avvicinamento è stata corretta; ci siamo portati a 200 metri circa dal fusone, che tranquillo cercava qualche nocciola caduta a terra nel noccioleto della zona.
Tutto è pronto e Filippo è carico al massimo… ancora qualche raccomandazione da parte mia su dove mirare e colpire l’animale e su come tirare il grilletto (è importante rassicurare nel momento del tiro, può fare la differenza tra un colpo mancato e il coronamento del nostro sogno).
Passano alcuni attimi e la fucilata parte bene, il fusone è a terra senza accorgersi dell’accaduto.
A tutti gli amanti dei magnum e affini: mi piace ricordare che con un semplice 6,5 x 55 , palla da 100 grani e un piazzamento del colpo perfetto… al nostro animale arriva una energia che non lascia scampo.
Foto di rito dopo aver fatto anche un facile recupero… insomma, la cacciata perfetta.
Le altre prime volte i battesimi sul daino non sono stati cosi facili come il questo.
Altra stupenda cacciata, ma con animali allarmati e nervosi (leggasi: ogni minimo movimento o sospetto di movimento da parte nostra si spostavano e si allontanavano a distanza di sicurezza, ha fatto provare l’ebbrezza ad un altro cacciatore a palla, Diego, su un tiro ad un balestrone che avevamo in piano di abbattimento.
Abbiamo individuato tra le nebbie un gruppetto maschile di animali, qualche fusone, un paio di palanconi niente male e un balestrone particolare, con delle pale che sembravano più adatte ad un cervo che ad un daino.
Poteva essere il nostro daino! Complice il tempo un po’ nebbioso ci siamo spostati abbastanza facilmente nel fondo valle, per asicurarci un tiro non troppo difficile.
Gli animali però ci precedevano e continuavano a mantenere una distanza stabile tra noi e loro. Si doveva cambiare strategia, la fine della valletta era vicina.
Si decide per il tiro, l’attrezzatura di Diego è il top, carabina ( Sabatti saphire ), ottica ( Leica Magnus) e calibro ( 300 win mag) permettono di rischiare un po’ oltre i canonici 250 metri. Qualche aggiustamento di click per la compensazione della caduta del proiettile, un buon appoggio nello zaino e quello studiato e provato sulla carta si trasforma in una bella azione di caccia su un balestrone particolare a 360 metri. Bravo Diego.
Cacciate su animali più importanti (solo per raggrupparle nella memoria, il trofeo non fa assolutamente più o meno importante una cacciata), come palanconi degni di valutazione CIC (il buon Oscar e il buon Marco ci daranno il responso alla prima occasione possibile), le abbiamo avute a metà stagione.
Dopo averci lasciato alle spalle il maltempo, con pioggia e nebbia che diminuiva la visibilità e la nostra voglia di cacciare senza vedere ad un palmo dal naso, ecco che in un paio di giornate terse di dicembre le occasioni le abbiamo avute, belle… e anche sfruttate.
Con Matteo, anche lui alle prime esperienze con i Dama Dama, abbiamo raggiunto l’apice della caccia al daino, come per tutte quelle specie dove è possibile intercettare il loro spostamento con un agguato.
Il bel palancone faceva da capo branco ad un gruppetto misto, femminile e maschile, in piena pastura in un bel campo di coltivo.
Il terreno ci ha permesso di avvicinarci senza troppi problemi ( benedette colline degli appennini) e appena sbucati oltre il colle ci abbassiamo, e a carponi ci mettiamo in un punto favorevole. Gli animali sono intenti nella loro pastura mattutina… il vento è buono (in fronte) e non badano a noi. Giù il bipiede applicato alla carabina (un Cz in 7 x 64, una pietra miliare nella caccia in appennino e non solo) e attendiamo il momento buono. Appena si mette “ a cartolina” possiamo provare a concludere la cacciata. Fin troppo bello. Un momento di sconforto quando il vento cambia direzione… mi accarezza sulla nuca con un brivido freddo. Non faccio in tempo ad avvisare Matteo del cambio e della possibile risoluzione della cacciata, che tutti gli animali ci guardano, e si avviano a piccolo trotto verso la cima della collina opposta.
Un attimo di smarrimento per il mio amico; il “suo” palancone ci stava abbandonando! Grazie all’aiuto di Francesco, super conoscitore di quei posti , ci propone una caccia di “intercettazione”. Lo spostamento del branchetto è già studiato e visto, quindi se ci spostiamo velocemente verso una nocciolaia in cima alla collina abbiamo ottime probabilità di un nuovo incontro con il nostro palancone.
E cosi abbiamo fatto. L’epilogo è stata una fucilata a 100 metri, stupenda, mentre gli animali transitavano da una zona all’altra! Grazie Franci, ma soprattutto bravo Matteo per il sangue freddo!
L’altro bel palancone, cacciato con un cacciatore d’Africa sicuramente non digiuno di cacciate (Roby non nasconderti e non fare il timido… sei tu!) è stato un inno alla balistica. Studiato, cacciato e catturato con il buon 300 Holland & holland.
Ho sentito molto parlare della capacità di abbattimento , stopping power per dirlo all’americana, del calibro Holland & Holland; tante volte oltre alla mera balistica terminale c’è anche un po’ di poesia e di sapore magico su alcuni calibri. Il 300 Holland & Holland è uno di quelli.
Anche su una distanza non tipica per la caccia e per quel calibro, forse pensato per i grossi kudu africani o gli Eland delle colonie britanniche, a oltre 300 metri ha lasciato senza speranza il malcapitato palancone, che aveva intuito qualcosa, ma troppo tardi per l’astuzia e la velocità di piazzare il colpo del buon Roby.
Un’altra avventura, per rimanere in tema di calibri dedicati alla grande Africa, è stata la cacciata con Dario. Proprietario di un bellissimo Browning FN in 9,3 x 64, dedicato espressamente a lui per le sue cacciate ai cervi e ai cinghiali.
Sempre tra uno sprazzo di pioggia e l’altro, cerchiamo e vediamo un bel gruppo di animali. All’apparenza sono solo femmine, ma ecco spuntare un balestrone seguito a ruota da un bellissimo palancone. Nel piano di abbattimento era previsto il balestrone, e Dario senza remore e con grande precisione ha piazzato la palla nel punto giusto, ottenendo un abbattimento pulito del bellissimo animale.
Anche a livello di danno, si potrebbe pensare ad una esagerazione in fatto di palla ed energia. Tutto sbagliato. Forse uno degli animali con meno danno in assoluto una volta scuoiato.
La palla TUG della Brenneke ha svolto senza intoppi e senza lasciare troppo ematoma il suo “sporco lavoro”.
Roberto invece si è voluto dedicare ad un calvo. Per il suo primo animale in assoluto abbiamo fatto un paio di uscite… per prendere confidenza con i mezzi a disposizione. Sono sempre più convinto dell’idea che la parola chiave per il neofita sia la semplicità! Dopo aver corretto questo piccolo passaggio, liberata la mente da calcoli e click che non fanno troppo bene, soprattutto all’inizio della attività venatoria , è arrivato il momento del battesimo.
Mattinata strana, febbraio inoltrato, con grandi gruppi uniti che facilitano l’impresa di osservazione… sempre se li vedi.
Una volta mess le lenti dei nostri binocoli sul gruppo, nel classico calanco franoso adibito a luogo di sosta nei giorni caldi e soleggiati, tanto cari ai daini e agli animali che hanno bisogno anche di sole, cerchiamo di avvicinarci nel modo più cauto possibile.
Memore di tutte le raccomandazioni in fatto di vento, rumori e movimento, con Roberto riusciamo ad appostarci tranquilli (o almeno io lo ero… un po’ meno il cacciatore penso…) sui 100 metri.
Con una posizione prona e aiutato dal bipiede applicato all’arma, è praticamente fermo. Un po’ meno il bersaglio, il nostro daino gioca insieme ad altri membri del suo gruppo e non si riesce mai a fermare in una posizione consona per il tiro. Sono momenti interminabili per il cacciatore, passa qualche minuto, fino a che il daino si tranquillizza, e con lui il suo branchetto di coetanei. Roberto è già in punteria , e di lì a poco potrà finalmente vedere il suo sogno realizzato.
Anche in questo caso, un comunissimo 30/06, forse un po’ bistrattato nell’ultimo periodo, ha fatto un eccellente lavoro. Poco danno e animale sull’ombra.
Prima di questa chiusura forzata (e giusta a mio ben vedere ) per limitare il contagio di questo maledetto virus, sono riuscito anche io a completare il mio piano daini.
Giornata perfetta, calda e tersa. Saltando volutamente il pascolo mattutino, abbiamo cercato (grazie Francesco) nei famosi calanchi qualche femmina o piccolo, per rimpinguare la dispensa alimentare (venuta poi comoda in tempi di quarantena…).
Eccoli assopiti al calore delle rocce, cerchiamo un buon punto per osservare e tentare il tiro, ma proprio nel momento in cui decidiamo che si può osare quella vecchia femmina di daino, sotto i piedi si muovono 2 piccoli. La distanza non troppo difficile e la posizione da bench rest hanno permesso un bellissimo abbattimento. In questo caso con un 7×64 con palle monolitiche Hasler, una garanzia se si vuole passare all’atossico senza troppi problemi.
I ricordi sono ben vivi nella memoria dei cacciatori, sia quelli positivi, sia quelli meno (vero Vale e Giorgio??), ma in questo tempo di attesa vengono alla mente allo stesso modo.
La prossima stagione sarà ancora più bella e carica di emozioni.
Ce la faremo!!
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