BALISTICA TERMINALE: COSA SI DEVE SAPERE A CACCIA!
Durante uno dei tanti momenti di apprendimento pratico che abbiamo svolto all’Academy della Fidc Brescia, a Kaposvar, in Ungheria, è emerso sempre un piccolo dubbio, soprattutto nella parte del tiro a caccia e dell’abbattimento del nostro selvatico, la balistica terminale.
Innanzitutto bisogna chiarire il significato di balistica terminale.
La balistica terminale è quella parte della grande scienza della balistica che studia il rapporto tra il nostro proiettile e il corpo sul quale andrà ad impattare, in questo caso il nostro animale.
Dalla balistica terminale ricaviamo poi dei concetti, come lo stopping power e il killing power; che analizzeremo più avanti.
Per restare in tema di caccia dobbiamo pensare, senza tirare in gioco cubi di gelatina balistica e vecchie guide del telefono, a cosa andiamo a sparare.
Le 4 importanti variabili che entrano in gioco quando si parla di balistica terminale sono: il calibro e la palla che stiamo utilizzando, velocità della palla e il punto di impatto che ha la nostra palla sull’animale.
E’ importante avere ben chiaro l’animale target della nostra cacciata, infatti non tutti i nostri colpi si comporteranno allo stesso modo se andiamo a prelevare un piccolo di capriolo o un grosso cervo adulto.
Come allo stesso tempo non possiamo pretendere che l’animale cada esanime sul colpo se interessiamo con la fucilata una zona non mortale.
Quando abbiamo nel nostro mirino la preda dobbiamo considerare la sua angolazione rispetto alla traiettoria che farà la nostra palla.
Non sempre quando spariamo l’animale è “ a cartolina” come dicono le sacre scritture; molte volte noto che gli errori più frequenti sono dovuti proprio al fatto che non pensiamo al tragitto che fa la palla nel corpo del nostro animale.
Il caso più classico è il capriolo, che dopo averci sentito si rifugia verso il bosco… non prima di aver dato un ultima occhiata al pericolo…
Se spariamo al blatt classico rischiamo di sbagliare o peggio ancora di ferire il nostro animale.
Cerchiamo sempre di immaginarci la traiettoria che farà il nostro colpo all’interno del nostro animale, quali organi e grandi vasi può interessare lo shock dato dalla velocità della palla.
Una volta che abbiamo capito come colpire non ci rimane altro che individuare il calibro e la palla giusta.
Per palla giusta si intende la scelta tra le varie tipologie oggi in commercio… escludendo per ovvi motivi le fmj (full metal jacket) abbiamo un ampia scelta tra ogive più semplici come le ballistic tip o le sierra Pro- Hunter; oppure per andare sul sicuro delle ottime bonded o a doppio nucleo, infine arrivare alle varie tipologie di palle monolitiche o lead- free.
Considerando che è lo shock idrodinamico che lesiona gli organi dell’animale colpito dobbiamo pensare a cosa cacceremo abitualmente.
Se un cacciatore, per l’orografia della sua zona di caccia, per suo diletto e bravura è abituato a tirare oltre le distanze canoniche (diciamo oltre i 250 metri…) la palla più adatta sarà una ballistic tip, o una palla a costruzione semplice. La scarsa velocità (data dalla distanza di ingaggio) con cui la palla arriverà al bersaglio farà in modo che l’ogiva “lavorerà” cedendo tutta la sua energia disponibile e nella maggior parte dei casi l’effetto è quello di spegnere l’animale sul posto (o sulla sua ombra come è di moda dire oggi…).
Al contrario, se dovessi utilizzare una palla troppo dura, magari su animali non troppo coriacei non avra’ modo di affungarsi e l’effetto ai nostri occhi è un animale che va via apparentemente sano, ma che dopo qualche (sempre troppi) metro baracolla e cade.
Ovviamente il discorso “tipologia palla” va affiancato al calibro che utilizziamo. Un calibro magnum, con palle leggere, magari monolitiche; terrà sicuramente lo shock idrodinamico anche a distanze elevate.
Al contrario se utilizziamo un calibro con Vo basse, la palla che dovremmo scegliere è sicuramente una a costruzione semplice.
Tutto questo va interfacciato alla posizione in cui la palla entra nell’animale… ed il gioco è fatto!
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