CACCIA ALL’AFFASCINANTE STRANIERO
La stagione degli amori del daino è appena conclusa, lo strano bramito di un paio di maschi adulti mi ha permesso di capire le zone dove sostavano. La valletta sotto il Monte Osero (siamo in alta Val Nure, comune di Farini) è stupenda. Ricca di incolti, prati per la pastura (generalmente erba medica), boschi e tagliate tanto care ai passaggi dei daini, fanno da cornice alla mia cacciata.
Ho in piano di prelievo un maschio adulto di daino, e grazie ad avvistamenti personali e aiuto di amici del posto (sempre molto gentili se ci comportiamo da Ospiti… dopotutto siamo in casa loro…) ho scelto il mio appostamento. Uno sperone di roccia, largo quanto basta per appoggiarci lo zaino in una situazione di tiro, che mi permette di vedere un prato appena sotto , un prato sulla mia destra e una tagliata con relativi passaggi di animali praticamente davanti a me a 250 metri. Un tiro accessibile con una carabina tarata e un discreto appoggio del fucile.
17 dicembre, aria finalmente fredda in arrivo (nella mia mente sto già pensando a rimesse e angoli per trovare una beccaccia), mi sistemo sulla pietra e l’alba mi porta un gruppetto di daini al pascolo proprio sotto la roccia. Femmine e piccoli, un fusone… ma del mio maschio neanche l’ombra. Un attimo di distrazione e i daini in pastura da 6 diventano 7. Uno sguardo con il lungo e sembra proprio che sopra la testa di uno dei daini ci sia molto di più di 2 sottili fusi.. è il mio maschio.
Un refolo d’aria alle spalle fa presagire il peggio, partono tutti insieme verso la tagliata davanti, nell’unico passaggio largo abbastanza per individuare e sparare agli animali.
Questione di attimi, preparo lo zaino per un appoggio stabile, la carabina viene con naturalezza alla spalla e controllo con l’ottica la situazione. Come avevo previsto (grazie Luigi per i consigli…) passano sfilando uno ad uno nel passaggio. Ora è questione di momenti, individuare il daino maschio e cercare di fermarlo.
Il fischio provvidenziale dell’accompagnatore mi ferma proprio il daino nel “buco” della tagliata! Il reticolo è già sulla spalla. Il 270 winchester poi fa il resto.
Durante il recupero si ripensa attimo per attimo alle emozioni della cacciata, e con l’adrenalina nel corpo che va scemando sembra che si godono di più le emozioni.
La caccia al daino è un’esperienza che va assolutamente vissuta, ricca di imprevisti e situazioni che ti mettono alla prova come cacciatore e come tiratore.
Sempre pronti per nuove avventure.
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